Molti bambini e ragazzi fanno fatica a concentrarsi. Ma non sempre si tratta di ADHD. A volte, la
distrazione nasconde una storia difficile, fatta di traumi, separazioni o forti stress emotivi.
L’ADHD è un disturbo neurologico che si manifesta con disattenzione, impulsività e iperattività, fin
da piccoli e in tutti i contesti. Ma quando l’attenzione vacilla solo in certi momenti o ambienti,
potrebbe essere un segnale che qualcosa, dentro, fa ancora male.
Alcuni bambini sembrano “distratti”, ma in realtà sono iperallertati. Vivono costantemente nel corpo e nella mente
le emozioni di esperienze passate, che rendono difficile restare nel qui e ora. Non riescono a
stare fermi, non perché siano iperattivi, ma perché fuggono da qualcosa.
Per questo è importante una diagnosi attenta: dietro la difficoltà a concentrarsi si possono
nascondere quadri molto diversi. Lo psicologo o psicoterapeuta può aiutare a capire se si tratta di
ADHD oppure di un disturbo dell’attenzione secondario a traumi o stress.
Cosa possono fare i genitori, prima di rivolgersi a uno specialista?
Osservare, ascoltare e accogliere.
Queste sono le prime cose che un genitore può fare.
Se notate che vostro figlio è spesso distratto, impulsivo o fatica a stare fermo, provate a chiedervi quando accade di più: solo a scuola? Solo in famiglia? In presenza di regole? Dopo un litigio? In contesti nuovi?
Potete iniziare tenendo un piccolo diario: qualche appunto quotidiano su come si comporta, in quali
momenti, e cosa accade prima e dopo. Non serve essere precisi al secondo, ma queste
osservazioni sono molto utili per capire se c’è un filo che lega certi comportamenti a certe emozioni
o situazioni.
Nel frattempo, offrite a vostro figlio ritmi regolari, poche regole chiare, e spazi per parlare o
disegnare come si sente. Anche il gioco libero e il tempo in natura aiutano a regolare il corpo e la
mente.
E soprattutto, non abbiate paura di chiedere aiuto. A volte basta un colloquio per capire meglio cosa
sta succedendo. Non è un giudizio, ma un atto di cura.