Il lutto è un’ esperienza di privazione, di abbandono, di desolazione, che si riferisce di solito alle sensazioni sperimentate da una persona quando perde una persona a lei cara. Il lutto è certamente una esperienza estremamente stressante e distruttiva.
Questa esperienza è qualcosa di assolutamente normale, nel senso che accade prima o poi alla maggior parte delle persone nel corso della vita. Ciò nonostante, il lutto può causare sintomi psicologici talvolta invalidanti (sconforto, apatia, depressione, rabbia…) mentre i taluni casi può precipitare o complicare qualsiasi difficoltà di adattamento alla vita di tutti i giorni come pure qualsiasi disturbo mentale, manifesto o subclinico.
Lo stupore, lo stordimento, e lo sconforto sono tutte sensazioni normali. Come pure normali sono i sintomi di ansietà, il fatto di piangere, la rabbia. Potrebbe ancora rientrare nella norma il fatto di provare colpa, o il fatto di avere talora allucinazioni riguardanti la presenza del defunto.
Bisogna che la persona colpita da lutto non si isoli ma cerchi piuttosto di esprimere le proprie emozioni con le persone che le stanno vicino. Nel giro di qualche mese, i sintomi fisici cominceranno a diminuire e l’umore migliorerà.
La durata di tempo necessario perché questo avvenga è però difficile da stabilirsi a priori in quanto non è facile definire quando finisce il lutto. Una volta gli psichiatri ritenevano che questo dovesse durare da qualche mese ad un anno, ma oggi si ritiene che talvolta il lutto possa anche durare molto più a lungo.
Oggi si ritiene infatti che molte persone possano uscire dal lutto in maniera diversa dal modo con cui ci si riprende per esempio da un incidente, o da una lunga malattia, raggiungendo un nuovo stato di equilibrio che può essere anche molto diverso da quello che l’individuo manifestava prima del lutto ma ciò nonostante soddisfacente.
Cosa bisogna fare per riaversi da un lutto?
Secondo Worden, uno dei massimi esperti mondiali di terapia del lutto, il lavoro sul lutto consiste in quattro fasi:
_ accettare la realtà della perdita subita
_ sperimentare e tollerare il dolore del lutto
_ riadattarsi a vivere in un mondo dove non c’è più la persona morta
_ ritirare e reinvestire le proprie emozioni su nuovi oggetti d’amore.
Il lavoro del lutto inizia con l’accettare la realtà della perdita. Questo può significare di volta in volta l’essere presente all’atto della morte, o il vedere il corpo del proprio caro dopo l’avvenuta morte, o infine partecipare ai riti funerari.
Il lavoro intrapsichico sul lutto é sgradevole e molte persone, in una fase o nell’altra di questo lavoro, possono essere tentate di evitare il dolore del lutto.
Possono cioè cercare, per esempio, di sostituire la relazione perduta con un’altra, ad esempio cercando un nuovo partner oppure di avere immediatamente un altro figlio. E’ però molto più saggio, anche se all’inizio più doloroso, cercare di aspettare finché il lavoro sul lutto sia stato completato.
Il fatto di riadattarsi a vivere in un mondo dove la persona morta non c’è più comporta il cambiare molti dei rituali della vita quotidiana al punto di assumere alcune delle funzioni che prima erano proprie della persona deceduta.
Nelle prime fasi del lutto la persona che ha perso un caro è costantemente ossessionata dalla memoria della persona che ha perso. E’ come se la psiche dovesse rivalutare tutti gli aspetti della passata relazione onde rimetterli in una diversa prospettiva: accettando e dimenticando quanto vi era di brutto ed apprezzando quanto vi era di buono, prima di lasciare che questa possa affondare definitivamente nella memoria.
Solo dopo che questo è accaduto l’energia emozionale che prima era legata nella relazione ormai perduta potrà essere libera. Libera di essere reinvestita in una nuova relazione, allorché la persona che è uscita dal lutto si rende conto che non vi è nulla di male nel fatto di ricominciare a vivere e ad amare.
La rabbia e l’irritabilità che si spesso vedono nel lutto, possono essere la parte più difficile da sopportarsi per le persone vicine e colui che ha subito una perdita.
La rabbia nel lutto può essere riconosciuta ed accettata, tollerata e condivisa con le persone più care ed in questo caso si dissipa gradualmente da sola.
Ma la rabbia nel lutto può anche venire spostata dalla coscienza in vari modi su di sé (dando origine a sentimenti di autodenigrazione e colpa), sulla famiglia (dando origine a sentimenti di alienazione nel caso la famiglia non riesca a tollerarla o a comportamenti accusatori nel caso in cui colui che ha subito il lutto senta che nessuno si cura di lui), sugli altri (dando origine ad accuse di responsabilità o negligenza, con inizio talora di azioni legali), o infine, se la persona è cattolica, su Dio (con conseguente perdita della fede).
La rabbia nel lutto può anche essere soppressa, dando origine a reazioni depressive ed a malattie psicosomatiche.
La rabbia, è una fase normale del lutto, ma se ne diventa la parte principale può essere necessario rivolgersi ad un professionista (psicoterapeuta o psichiatra) per una opportuna terapia di supporto.
La psicoterapia con utilizzo dell’EMDR può essere efficace laddove l’elaborazione del lutto non riesce ad avvenire e il soggetto a distanza di tempo presenta una serie di disturbi che alterano pesantemente la qualità di vita.