Eh si, neanche le celebrità si salvano dal body shaming. Vanessa Incontrada, Lady Gaga, Kim Kardashian, Arisa, Chiara Ferragni e tante altre, cantanti, attrici, modelle, sono state vittime del body shaming.
Il termine deriva dall’inglese shame e come sostantivo vuol dire vergogna, mentre come verbo significa generare vergogna. In italiano possiamo definirlo quel fenomeno attraverso cui far vergognare qualcuno per il suo corpo.
In questi anni questo fenomeno si è diffuso sempre più ed indipendentemente dall’essere stato vittima di discriminazione sulla base del proprio aspetto, ben il 43% degli italiani si sente condizionato o sotto pressione a causa degli standard di bellezza della società (dati raccolti su un campione di 9823 persone rappresentativo della popolazione di Danimarca, Germania, Finlandia, Francia, Italia, Norvegia, Svezia e Spagna, tra Aprile e Maggio del 2019 tramite la metodologia Omnibus da YouGov).
Ad essere colpite sono le persone con fisici ritenuti non perfetti, additati per non essere su misura per la società in cui vivono. Sui social dilaga il body shaming verso corpi troppo prosperosi o troppo magri, verso chi ha malattie della pelle o malformazioni fisiche, verso chi soffre di cellulite. La pratica dell’umiliazione non risparmia nessuno.
Il sondaggio di YouGov rileva come nella maggior parte dei casi l’esperienza di body shaming è vissuta già durante l’infanzia e l’adolescenza per un 58% dei casi.
Il confronto con i pari e con dei modelli di riferimento è ciò che aiuta gli adolescenti a definire sé stessi; se ciò avviene in modo negativo e se sentono di non essere all’altezza delle aspettative sociali e poco desiderabili, possono insorgere problemi nell’accettazione di sé e del proprio corpo.
La convinzione di non riuscire a diventare ciò che la società ritrae come ideale e le derisioni pubbliche o le parole mal dette, possono suscitare profondi sentimenti di vergogna, perdita di certezze e sicurezze personali, bassa autostima e favorire il presentarsi di disturbi d’ansia, problemi del comportamento alimentare fino ad arrivare anche al suicidio.
Le più sensibili a questo argomento sono le adolescenti dai 18 ai 21 anni.
Quali sono parole mal dette: “come ti trovo bene, sei dimagrita?” “Oh come stai bene con un po’ di peso in più” e quali le frasi denigratorie: “mangia che sembri anoressica”, “ciccione”, “hai un naso enorme”, “brufolobill”, “hai i denti come un coniglio”, “per forza corri piano, mangia meno” “le ballerine sono magre”…
Perchè anche un apparente complimento può far male? Perchè il corpo viene sempre giudicato.
Per difendersi dal body shaming, è importante che gli haters, ovvero coloro che in rete, così come anche in altri luoghi, deridono il corpo di una persona, vadano denunciati. Tale fenomeno può diventare reato e quindi, comportare diffamazione, stalking, bullismo o cyberbullismo. Se diventa un’istigazione al suicidio viene anche punita con l’articolo 580 del Codice penale.
Per contrastare il fenomeno occorre però intervenire anche su fronti diversi educando i ragazzi attraverso i media che utilizzano e indirizzando gli stessi canali verso una comunicazione che tenga conto dell’aspetto emotivo-relazionale dell’utente e pubblichino i propri contenuti nel rispetto delle diversità.