L’ADOLESCENZA

LA FAMIGLIA

Nella storia di ogni individuo ci sono due periodi in cui avviene un distacco dalle figure genitoriali per affermare la propria identità ed autonomia: i 3 anni e l’adolescenza.Il poter entrare a far parte della società presuppone che avvenga un distacco  di tipo mentale dalle figure parentali,  distacco che spesso è doloroso, difficile e che può non avvenire in tempi brevi.Molti giovani che vanno a vivere da soli sperano di trovare nel distacco fisico la forza per crescere e diventare autonomi. Spesso il risultato è una ricerca di autonomia svolta in un altro luogo.Il tentativo di rendersi indipendenti dalle figure familiari si attua attraverso atteggiamenti, pensieri, comportamenti che tendono a porre in cattiva luce i genitori. Questo modo di agire giustifica e motiva la necessità di distaccarsi da essi.La forza che il ragazzo trae da questa ribellione alle figure parentali  gli permette di attuare tutta una serie di identificazioni extrafamiliari.Spesso i ragazzi si sentono incompresi dai loro genitori, non capiscono il perché del rifiuto o della critica continua rivolta alla loro personalità.Il motivo lo possiamo ricercare in quelle che sono le aspettative che investono un bambino alla nascita, ciò che i genitori progettano per lui .Durante il periodo dell’adolescenza  succede spesso che vi sia uno scarto tra ciò che un ragazzo è o fa e ciò che i genitori si aspettavano da lui ,rendendo così facile la colpevolizzazione del giovane e la creazione in lui di sensi di colpa .Il bisogno di riparazione che ne scaturisce crea una trappola  dove la dipendenza blocca l’adolescente nei suoi tentativi di “separazione-individuazione”.Il ragazzo deve essere invece appoggiato nel suo cammino verso l’indipendenza attraverso il rispetto delle sue scelte anche se queste possono sembrare strane, sbagliate, troppo lontane da ciò che ci si aspettava da lui.Molto importante risulta essere il clima affettivo che si è venuto a creare in famiglia, la sincerità nei rapporti, la consapevolezza nel figlio delle convinzioni dei genitori che, se in opposizione con le sue, dimostrano il rispetto della sua persona e la fiducia nelle sue capacità. Questa condizione di libertà permette all’adolescente di sperimentare sé  stesso nel mondo, consentendogli di sbagliare sapendo di poter contare sull’amore della propria famiglia. 

GRUPPO DEI PARI

I turbamenti che s-travolgono la vita dell’adolescente vengono affrontati all’interno del gruppo attraverso forme stereotipate di rappresentazione di sé stessi .Il rapporto d’amicizia è l’antidoto all’insicurezza del ragazzo.Un gruppo adolescenziale si caratterizza per il tipo di vestiario adottato, per il gergo usato, per il  luogo dove è solito incontrarsi e per tutta una serie di norme proprie.Il gruppo può laddove il singolo non riesce; la forza della coesione permette ad ognuno di avere un ruolo nella società . Il ragazzo però non possiede la percezione di sé come essere sociale ma solo di sé come membro del gruppo, ed è quindi ad esso che si riferisce per ogni sua azione.Se all’interno del gruppo prevale una figura che diventa l’incarnazione della norma  diventando il punto di riferimento per  tutti i suoi membri allora si parla della presenza di un leader.Il gruppo si individualizza con l’identificazione di un gruppo antagonista che diventa il nemico da combattere. Spesso non sono le ideologie o la razza o motivi di tipo economico ad essere le caratteristiche che contrappongono due gruppi di adolescenti; il più delle volte l’identificazione del nemico avviene sulla base di scelte calcistiche oppure in base al tipo di vestiario adottato o al tipo di musica ascoltata.

La cosa importante è sapere che c’è qualcuno da combattere.Il gruppo dei pari fa sentire il giovane adeguato e diventa un luogo di sostegno di fronte alle proprie incertezze e alla propria vulnerabilità.Nel gruppo non è necessario agire ma basta solo farne parte per sentirsi sicuri e protetti.Abbigliandosi tutti nello stesso modo i ragazzi oltre ad identificarsi in un gruppo di appartenenza si trovano uniti nella loro lotta contro l’angoscia data da un corpo che si rifiuta e che deve essere vestito. L’uniformità dà sicurezza e quindi il ragazzo cercherà di vivere più tempo possibile dentro il gruppo. Viene rifiutata anche la casa dove si vive – inquilini inclusi – e rimanere fuori da essa per più tempo possibile diventa una necessità. Il disagio aumenta, aumentando la non comprensione, quando viene pronunciata la fatidica frase: “questa casa non è un albergo”. Il ragazzo tende a vivere come migliori le situazioni esterne  e quindi a reputare meglio le famiglie degli amici rispetto alla propria. La trascuratezza di un genitore nell’ambiente familiare, i comportamenti di questo, il suo modo di pensare, possono essere fonte di vergogna per il ragazzo. Egli diventa sempre più esigente nei confronti di chi gli vive accanto.Se manca il dialogo, la comprensione, l’apertura verso il mondo del figlio, la casa viene allora vissuta come un luogo di frustrazione che spinge il giovane alla fuga ed i genitori ad una reazione aggressiva che nasce dalla frustrazione.Anche i continui attacchi verso le interminabili chiacchierate al telefono con gli amici fanno sì che il giovane si senta perseguitato e non capito nelle sue esigenze. Il telefono rappresenta infatti una possibilità di  mantenere e attivare dei legami extradomestici  consentendo  al ragazzo di fuggire momentaneamente nei luoghi affettivi da lui privilegiati.

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