UN FANTASMA…PER AMICO

Calvin ha una tigre, Hobbes. Calvin e Hobbes conversano e giocano insieme, godendosi la loro bella e  profonda amicizia, bisticciano e fanno la  lotta. Spesso Hobbes tende agguati a Calvin assalendolo di sorpresa, lo graffia e lo ferisce lievemente. Calvin cerca di eludere inutilmente le imboscate e altrettanto inutilmente di spiegare ai suoi scettici genitori l’origine delle sue ammaccature.
La tigre di Calvin è una tigre di pezza per tutti gli esseri umani ma per lui no, Hobbes  è reale e viva come qualsiasi altra persona della sua vita.

Calvin e Hobbes sono i personaggi delle strisce di Watterson ma le avventure di questo bambino e del suo amico immaginario sono simili a quelle di molti bambini attorno a noi. Se nostro figlio parla e gioca con l’amico immaginario dobbiamo preoccuparci? Vuol dire che ci sono dei problemi nella sua vita?
Secondo la psicologa  americana M. Taylor, autrice del libro “i compagni immaginari e i bambini che li creano”(Oxford University), circa il 60% dei bambini tra i 3 e gli 8 anni ha avuto l’amico immaginario ad accompagnare un periodo della loro vita. Crearsi l’amico immaginario ha la funzione di aiutare il bambino ad affrontare e ad adattarsi all’ambiente sempre più complesso che lo circonda. All’amico invisibile spesso i bambini attribuiscono desideri, capricci, paure, sensi di colpa, responsabilità, proiettando così su un agente esterno i propri vissuti interiori. I genitori attenti hanno un’opportunità fantastica per poter penetrare nel mondo interno dei loro figli. Mai ridicolizzare o negare l’esistenza dell’amico immaginario del bambino ma neppure  colludere con la sua fantasia. Creare uno spazio reale per l’amico del bambino (ad esempio lasciargli il posto a tavola o nell’auto) potrebbe generare confusione rispetto alla dimensione del reale e del fantastico. Se invece il bambino tende ad isolarsi nel suo gioco al punto da non voler più interagire con i coetanei, allora è il caso di consultare uno psicologo.


Ricordiamoci che il gioco accompagna il bambino nello sviluppo delle sue capacità e della sua personalità in modo divertente e spontaneo, lo aiuta va padroneggiare determinate situazioni e gli offre l’opportunità di comprendere le relazioni che legano avvenimenti, oggetti e proprietà. Il gioco è anche una valvola di sfogo per le ansie e le paure che, vissute all’interno di questo contesto, vengono abilmente risolte ed affrontate. Al gioco appartiene il regno della fantasia, collocato a metà strada tra l’esperienza  di sè come al centro di un mondo totalmente soggettivo e il senso di sé come persona tra altre persone. L’amico invisibile rientra in questa dimensione e aiuta, come Hobbes, tutti i piccoli Calvin a fare meglio i conti con la propria crescita.

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