LA PET THERAPY

COS’E’ LA PET – THERAPY?

Con il termine pet – therapy si definisce in modo generale quelle che con una terminologia più tecnica vengono chiamate le AAA/AAT/AAE. Le Attività, Terapie ed Educazione  Assistite da Animali sono ormai  una realtà consolidata in diversi paesi. Il  loro obiettivo è quello di trarre vantaggi psicofisici dalla presenza degli animali da compagnia allo scopo di migliorare la qualità della vita dei soggetti coinvolti. Negli ultimi anni anche in Italia si assiste al diffondersi di questa nuova disciplina. Con  DPCM 28/02/2003, G.U. 52 4/3/03, è stato siglato un accordo Stato – Regioni  con il quale viene valorizzato il ruolo non solo affettivo, ma anche terapeutico che gli animali possono svolgere in famiglia, a scuola e nella società, riconoscendogli pure la capacità di stabilire un rapporto del tutto speciale con le persone disabili, utile a migliorare la qualità di vita ed efficace anche sotto il profilo riabilitativo.   Lo stesso decreto consente l’ingresso degli animali domestici, adibiti ad attività e terapie da essi assistite, in ospedali, istituti e case di riposo e definisce le linee guida di tali interventi, che dovranno essere condotte da personale adeguatamente preparato. Va precisato, tuttavia, che la “pet therapy” non rappresenta un’alternativa alla medicina tradizionale, né pretende di diventare la soluzione magica ad ogni problema. Si tratta di una terapia di affiancamento a quelle tradizionali, che deve essere condotta da personale specializzato, adeguatamente preparato ed eseguita in maniera rigorosamente scientifica. L’importanza della relazione paziente – animale la sottolineò  per primo lo psichiatra e psicoterapeuta infantile Boris Levinson (1953) il quale scoprì fortuitamente l’azione positiva  dell’interazione di un bimbo con comportamenti autistici con il cane presente nello studio. Egli coniò il termine “Pet Therapy”.

Già a partire dal 1792 troviamo però esperienze importanti di utilizzo degli animali in terapia. In Inghilterra, a York Retreat, William Tuke incoraggia i pazienti con disturbi mentali a prendersi cura di animali, intuendo la capacità di incentivare l’autocontrollo e l’influenza umanizzante di questi ultimi. Nel 1867 in Germania un istituto per pazienti epilettici (Betheled) inserisce cani e gatti e altri animali nei suoi programmi terapeutici. 1875, Francia, il medico  Chessigne prescrive l’equitazione a pazienti con problemi neurologici ritenendola efficace per il miglioramento dell’equilibrio e del tono muscolare.

1942, NY, vengono utilizzati animali da compagnia per stabilizzare l’umore dei reduci di guerra con traumi emozionali ricoverati presso l’ospedale militare.

1952, Liz Hartel, una ragazza colpita nove anni prima dalla poliomielite, si classifica seconda nella gara di dressage  alle Olimpiadi di Helsinki. L’avvenimento suscita un forte interesse e  costituirla spinta decisiva  per la diffusione dell’ippoterapia in tutto il mondo.

1961. Nasce la “terapia con gli animali” così come la si intende oggi. Levinson, dopo la scoperta fatta otto anni prima, enuncia delle teorie plausibili e verificabili che spiegano i benefici della compagnia di animali e che egli applica nella cura dei suoi giovani pazienti. Nel libro The dog as co- therapist utilizza il termine di pet therapy.

1969. Levinson elabora la “Pet-Oriented Child Psychotherapy” che descrive in una sua nuova pubblicazione.

1970. Ad Ann Arbor (Michigan, USA), l’ospedale psichiatrico infantile adotta il cane “Skeezer” come aiuto mentale per i bambini ricoverati  nell’istituto e si ottengono risultati incoraggianti.Ricerche etologiche sui primati mettono in luce alcuni meccanismi fondamentali nella genesi dell’autismo e delle sindromi da deprivazione, e constatano l’efficacia di contatti affettivi interspecifici per il recupero di tali manifestazioni.

1973. Il veterinario francese Ange Condoret applica con successo la terapia con gli animali nei bambini con gravi difficoltà nel linguaggio e nella relazione.

1975. I coniugi Corson, due psichiatri americani, adottano le teorie di Levinson per curare adulti con disturbi mentali ed elaborano la “Pet Facilitated Therapy”.Negli Stati Uniti iniziano i primi programmi di Pet Terapy nelle carceri e e nei manicomi criminali.Mugford e M’Comisky applicano la Pet Therapy agli anziani, studiano l’efficacia degli animali nel favorire le relazioni sociali tra le persone ed attribuiscono agli animali da compagnia il ruolo di “lubrificanti sociali”.

1977. Uno studio di Erika Friedmann su persone che hanno superato un infarto cardiaco rileva che esiste una correlazione positiva tra la loro sopravvivenza e il possesso di animali da compagnia.Sebkova  dimostra che la vista di un cane in atteggiamento tranquillo induce una diminuzione della pressione del sangue e della frequenza cardiaca nell’osservatore, associate ad un effetto calmante.Iniziano le prime ricerche  che verificano  le potenzialità del rapporto uomo – animale familiare nel ridurre l’ipertensione e l’infarto cardiaco.Condoret fonda l’Ass. Francese  di Informazione e Ricerca sull’Animale da Compagnia. 1981. Negli Stati uniti viene fondata la Delta Society, associazione che studia l’interazione uomo – animale e gli effetti terapeutici legati alla compagnia di animali.In un reparto di un ospedale australiano per anziani viene introdotto Honey, un cane mascotte che dimostra l’efficacia della presenza di un animale sul morale degli anziani e sui rapporti tra pazienti e personale di cura.1983. Nasce l’Ist. Canadese di Zootropia, che si prefigge di studiare e diffondere la terapia per mezzo degli animali.

1987. La Pet Therapy sbarca in Italia. Al convegno interdisciplinare su “il ruolo degli animali nella società odierna” tenutosi   a Milano il 6 dicembre, giungono esperti di fama internazionale per parlare dell’argomento.

1990. Nasce il Centro di Ricerca Etologica Interdisciplinare per lo studio del rapporto uomo – animale da compagnia (CREI) che unisce eminenti studiosi di varie discipline inerenti la salute umana e animale, l’ambiente e il comportamento.

1991. Si svolge a Milano il convegno internazionale “Antropologia di una passione” dedicato al rapporto uomo – animale e al ruolo terapeutico degli animali.

1992. Studiosi australiani dimostrano che i proprietari di animali da compagnia oltre ad avere una pressione sanguigna più bassa hanno anche livelli di colesterolo e trigliceridi significativamente inferiori  rispetto a chi non possiede animali. Attualmente, come già accennato, l’espressione Pet Therapy viene utilizzata meno. Più correttamente oggi si utilizzano le espressioni AAA – TAA – EAA ossia Attività, Terapia e Educazione assistite dall’animale, per indicare gli “interventi di tipo educativo, ricreativo e/o terapeutico, aventi l’obiettivo di migliorare la qualità di vita dei soggetti umani. Gli interventi di AAA (attività assistite dall’animale) possono essere erogati in ambienti di vario tipo da professionisti opportunamente formati, para- professionisti e/o volontari, con animali che rispondono a determinati requisiti”. Nelle AAA non vengono determinati obiettivi specifici, non c’e obbligo da parte degli operatori di raccogliere informazioni o dati relative alle visite, che vengono gestite con cadenze non stabilite e con spontaneità.Le AAT (terapie assistite dall’animale), invece,  sono “interventi che hanno obiettivi specifici  predefiniti, in cui l’animale, che risponde a determinati requisiti, è parte integrante del trattamento. Esse sono dirette da professionisti, con esperienza specifica nel campo, nell’ambito dell’esercizio della propria professione”. In particolare l’obiettivo che si propongono è quello di favorire il miglioramento delle funzioni fisiche, sociali, emotive e/o cognitive e sono eseguite in gruppi o individualmente in diversi ambienti: questo processo è documentato e valutato.Le AAE mirano, invece, al miglioramento delle capacità cognitive con persone di qualsiasi età. Sono gestite e/o dirette da un professionista nel campo (insegnante, ecc). Possono essere erogati in diversi ambienti, non solo nelle scuole.                                      Con decreto 20.7.2004 la Camera dei Deputati ed il Senato della Repubblica hanno approvato delle modifiche al Codice penale per quello che riguardai delitti contro gli animali, e, con l’art.5, sono state incentivate le attività formative (“Lo Stato e le regioni possono promuovere di intesa, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, l’integrazione dei programmi didattici delle scuole e degli istituti di ogni ordine e grado,ai fini di una effettiva educazione degli alunni in materia di etologia comportamentale degli animali e del loro rispetto, anche mediante prove pratiche”),dando via libera in questo modo all’ingresso dei pet all’interno delle strutture scolastiche. Alla base di tali interventi, in cui la validità del   ruolo dell’animale consiste nelle sue funzioni di mediatore emozionale e di  facilitatore delle relazioni sociali, vi sono dei meccanismi fondamentali d’azioni, messi in evidenza da un consistente numero di ricerche ed indagini statistiche:

         Il rapporto uomo/animale affettivo ed emozionale, in grado di arrecarenon solo benefici emotivi e psicologici, ma anche fisici;

         La comunicazione uomo-animale, che si basa su una forma di linguaggio molto semplice, cadenzata, con ripetizioni frequenti, che produce un effetto rassicurante, sia in chi parla, sia in chi ascolta. Inoltre, data l’incapacità dell’animale di valutare, correggere, contraddire le affermazioni dell’uomo, la comunicazione che deriva tende ad essere più spontanea, meno vincolata al timore di essere giudicati, quindi meno stressante, ma non per questo meno ricca di quella tra esseri umani, in quanto costituita da un’ampia gamma di segnali non verbali; 

         Socializzazione: la presenza di un animale, spesso costituisce un’occasione di interazione con altre persone, poiché può rappresentare l’oggetto di una conversazione;

         Stimolazione mentale: la presenza di un animale induce la persona ad “uscire” dai suoi problemi, interessarsi all’animale e tramite questo anche agli altri;

         Proiezione ed identificazione: attraverso tali meccanismi sono scaricati sugli animali emozioni, ansie, insoddisfazioni. Il cane e il gatto, soprattutto per il bambino, diventano una sorta di estensione del proprio Io allo scopo di dominare situazioni di ansia e paura che insorgono durante la sua crescita. Allo stesso modo egli riesce ad esprimere attraverso la voce del cane o del gatto sentimenti ed emozioni che altrimenti non sarebbe capace di esternare in modo diretto;

         L’empatia: la capacità di identificarsi con l’animale, nel tempo viene trasferita anche alle relazioni con gli altri esseri umani;

         Il contatto fisico: la sensazione tattile, il contatto corporeo consente la formazione di un confine psicologico, di un’identità personale, del proprio Sé e della propria esistenza;

         Il gioco: è nel gioco che uomo e animale stabiliscono una relazione, la via preferenziale attraverso la quale, soprattutto il bambino impara ad esprimere le proprie emozioni, a conoscere se stesso e il mondo che lo circonda, elabora nuovi meccanismi di relazione, comprende l’esistenza delle regole sociali…in altre parole imparano a comunicare;

A chi si rivolge tale tipo di intervento? 

Coloro a cui gli interventi suddetti possono arrecare dei benefici, in affiancamento ad altre forme di terapia, sono: 

         Ragazzi  affetti da patologie dell’infanzia, della fanciullezza e dell’adolescenza               (compresi il disturbo autistico e i disturbi del linguaggio); 

         Persone con disturbo della personalità; 

         Persone con disturbo dell’adattamento; 

         Persone con disturbi d’ansia e umore; 

         Persone con disturbi psicotici; 

         Persone con altri disturbi non inquadrabili in una precisa categoria               diagnostica che necessitano di una spinta alla socializzazione; 

         Persone con disabilità fisica; 

         Anziani; 

         Bambini; 

         Soggetti istituzionalizzati (prigioni, manicomi, centri di recupero ecc.); 

         Convalescenti a seguito di malattie; 

         Ipertesi e cardiopatici; 

         Malati cronici, soprattutto con malattie di tipo neuro-muscolare; 

         Persone affette da deficit motori di diverso tipo. 

Nonostante la vastità delle indicazioni, esistono anche precise patologie in cui le attività assistite sono sconsigliate, quali: 

         Ipocondria;

         Disturbo ossessivo-compulsivo; 

         Depressione grave;                 

         Oligofrenia grave (deficienza mentale congenita o acquisita nella prima                infanzia); 

         Qualsiasi patologia psichica che possa portare al maltrattamento             dell’animale; 

         Zoofobia (paura degli animali). 

Per quanto riguarda la scelta degli animali da utilizzare troviamo diverse scuole di pensiero. La Delta Society® (organizzazione internazionale che favorisce l’impiego degli animali per il miglioramento dello stato di salute, l’indipendenza e la qualità della vita dell’uomo) prescrive come animali da inserire nei programmi di attività/terapie/educazione assistite dagli animali solo quelli domestici, escludendo tutti gli animali selvatici o inselvatichiti, gli animali esotici ed i cuccioli. C’è chi propone di utilizzare i cani di canile adeguatamente addestrati, chi  razze particolari. In linea con quanto sostenuto da Marchesini e altri operatori, ritengo che l’elemento fondamentale nell’utilizzo del cane sia quello che l’animale  deve essere di proprietà del conduttore e che tra i due vi sia un rapporto di comunicazione funzionante. Solo chi vive con il cane sa cosa aspettarsi da lui in ogni momento; ogni animale infatti è unico come uniche sono le sue modalità comportamentali. Bisogna tenere presente che l’animale, messo a contatto con persone che possono manifestare comportamenti iperattivi o stereotipie, può vivere situazioni che gli creano molto stress e deve essere quindi particolarmente equilibrato per evitare reazioni indesiderate a stimoli eccessivi, manipolazioni maldestre, ecc.

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